Valeria Sturba quartet (eterodossa sperimentale)

Valeria Sturba quartet (eterodossa sperimentale)

Valeria Sturba quartet (eterodossa sperimentale)

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𝐅𝐫𝐢𝐝𝐚 𝐒𝐮𝐠𝐚𝐫𝐡𝐢𝐥𝐥 | 𝐔𝐧𝐝𝐞𝐫𝐠𝐫𝐨𝐮𝐧𝐝 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜 𝐩𝐞𝐞𝐩𝐬𝐡𝐨𝐰. 𝐕𝐚𝐥𝐞𝐫𝐢𝐚 𝐒𝐭𝐮𝐫𝐛𝐚 e 𝑳𝒆 𝒄𝒐𝒔𝒆 𝒔𝒕𝒓𝒂𝒏𝒆.
Valeria Sturba (voce, violino, elettronica, toys)
Giuseppe Franchellucci (voce violoncello)
Davide Fasulo (tastiere, synth, voce)
Matteo Lenzi (percussione e voce).
Valeria Sturba è una piccola epifania per chiunque l’abbia vista sul palco in una delle sue incarnazioni musicali: abile nel suonare innumerevoli strumenti, diplomata in violino, virtuosa del theremin, manipolatrice di tastiere e synth, creatrice di giocattoli sonori, è l’epitome dell’artista che spazia tra generi e discipline con l’estro dell’inventore naturale e giocoso. Il suo primo album da solista distilla in una tracklist di “vere canzoni” la sua attitudine alla sperimentazione musicale minimalista e ce la offre nelle vesti di cantautrice, che prendendo spunto da esperienze personali, dà vita a racconti ricchi di magia e tenerezza. Per il suo nuovo disco Sturba ha interamente scritto e registrato i brani nel suo studio casalingo, facendo poi una tappa nello studio “L’amor mio non muore” per il lavoro su suoni, reamp e passaggi su nastro. Vari brani sono puntellati dalla presenza di alcuni collaboratori, scelti tra musicisti di rango con cui ha lavorato in altre occasioni. Della lista fa parte ovviamente Vincenzo Vasi (che divide con Valeria l’insegna OoopopoiooO), ma troviamo anche Giuseppe Franchellucci al violoncello, Stefano Pilia alla chitarra e al basso, Bruno Tomasello alla chitarra battente, così come incontriamo i fati di Enrico Gabrielli e la batteria di Fabio Rondanini e Filippo Sala. Valeria assortisce una parata di storie e creature fantastiche, nate nella sua immaginazione infantile ma permeati di consapevolezza adulta. I testi appaiono cesellati in ogni sillaba, come se un flusso di gigantesca fantasia fosse fatto passare per la cruna di un ago, con cui ricamare miniature preziose. La sua voce angelica racconta storie di paure infantili (“Lyrya”, ninna nanna per sé stessa), ripercorre avvenimenti traumatici della sua giovinezza (“Epiloghi”), rielabora frasi buffe origliate per strada (“Le cose strane”), parla di amore (”Antiamore”) in un continuo dialogo con l’improvvisazione musicale. “Mi sono divertita a sperimentare sui brani, li ho arrangiati e ho suonato tutti gli strumenti, anche quelli che non suono mai e teoricamente non saprei suonare” spiega Sturba “E’ stato stimolante mettermi a imparare cose nuove. Quindi oltre a violino, theremin, tastiere, synth, ho suonato chitarra classica, ukulele basso, vibrafono, percussioni, drum pad, oggetti vari. Ho cercato anche timbri meno usuali con i miei strumenti: “Le Cose Strane” è costruita su un violino con il distorsore, che sembra una chitarra elettrica; in “VIII agosto” a un certo punto il theremin suona una parte di basso e il timbro ricorda un basso tuba.” Tra le svariate influenze, oltre al minimalismo in generale, Valeria cita Battiato (“lo ascolto costantemente”) e Bowie, Nino Rota e Morricone, il primo Vasco Rossi e “Canzoni dell’appartamento” di Morgan, Luciano Berio e Cathy Berberian, i Camillas, i Residents, Pascal Comelade e i Beatles. I riferimenti non si fermano a quelli musicali, anche la letteratura ha avuto un ruolo nella nascita di queste canzoni, come le poesie del premio Nobel Wislawa Szymborska, e Dostoevskij a cui è appunto intitolata la traccia 6 dell’album “Dosto”. Accostamenti non scontati che denotano ancora una volta il volto sfaccettato dell’artista, qui anche in veste di disegnatrice: sue sono le illustrazioni che decorano l’artwork del disco, una espressione liberatoria tanto quanto i testi delle canzoni, un corredo di immagini ricorrenti, in alcuni casi richiamate anche nei brani, che rende “Le cose strane” un lavoro ancora più personale e potente.
 

Data e ora

17-05-2024 @ 21:30
 

Location

Frida nel Parco
 

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